di Francesco Carrino
Stiamo assistendo alla resa dei conti di un sistema monetario in totale declino. Quando si passa da tassi di interesse pari a 0, al punto far diventare i banchieri benefattori per più di un decennio, a tassi dal 4% in su, vuol dire che si sta certificando un fallimento monetario globale. Ben orchestrato aggiungerei, ma questo è un altro discorso.
Seppur con una partenza a rilento la Banca centrale d’Inghilterra sorprende tutti gli analisti ben pensanti, quelli che facevano parte della cricca dell’inflazione è transitoria, e con un aumento, in sol colpo dello 0,5%, porta i tassi di riferimento al 5%. Seguono a ruota la Banca centrale Svizzera, Norvegese e Turca.
The Monetary Policy Committee voted by a majority of 7-2 to increase #BankRate to 5%. https://t.co/PIoE5NDqyY pic.twitter.com/ZIR1KPSLot
— Bank of England (@bankofengland) June 22, 2023
A proposito di Turchia si registra un crollo della lira turca che non smette di battere nuovi record. Il cambio con il dollaro degli ultimi anni fa impressione
Tutto questo avviene dopo la 2 giorni di Powell a Capitol Hill dove ha ripetuto e confermato ai membri del congresso USA, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che ci saranno 2 ulteriori aumenti dei tassi. Uno già a partire da luglio dello 0,25 e ed un altro entro fine anno. L’obiettivo finale è portare i tassi di riferimento vicini al 6%, più precisamente al 5,75.
E invece rispetto alla linea della BCE ci pensa Draghi a confermarla:”Non ho consigli da dare ai vertici della Bce, è molto sensato che le banche centrali continuino a combattere l’inflazione come stanno facendo finora. Non vedo neanche ragioni per cambiarne l’ancoraggio (attualmente al 2% in Europa e negli Usa, ndr). Anche a me chiedevano ogni volta di cambiare l’ancoraggio, quando l’inflazione era a zero. Ma non lo abbiamo mai fatto allora non vedo perché farlo ora: se cambi perché non sei in grado di raggiungere gli obiettivi la tua credibilità è intaccata”.
E già, è proprio cosi: solo che per essere precisi ad essere intaccata non è solo la credibilità delle Banche centrali ma i risparmi inghiottiti da 2 anni di inflazione fuori controllo e svalutazione monetaria.
Se l’obiettivo era una distruzione “autocontrollata dell’economia” pare che i Banchieri centrali siano vicini dal raggiungerlo. Ma anche questo passaggio per l’ex premier è utile “affinchè la politica lavori per costruire la nuova Europa, è questo il momento. Non c’è sufficiente consapevolezza di questa urgenza, in molti Paesi, come in Italia e in Francia, molta gente pensa che vada bene fare qualcosa qui e là, andando avanti con l’approccio incrementale. Ma c’è un fattore nuovo, ed è che l’Europa nella sua storia non ha mai avuto così tante questioni sovranazionali da affrontare: la transizione energetica, il bisogno di una difesa unita e forte, i flussi migratori, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Sono tutte sfide che i Paesi membri non possono affrontare da soli, e il modo in cui le gestiranno insieme, con un metodo di decisione condiviso, definirà la strada che prenderà l’Europa. O siamo capaci di ridefinire politicamente l’Europa o dovremmo abbandonare ogni sogno di Unione, restando un mercato comune, il che va bene ma è un ritorno al passato”.
Draghi ha anche detto che il Vecchio continente deve “prepararsi a una fase nuova, in cui il peso dei tassi d’interesse sarà elevato. E ci saranno problemi per i gestori dei conti pubblici”.
Draghi ha inoltre parlato degli altri grandi “pezzi da tenere insieme” nello scenario globale. “Difficile dire come si assesteranno le cose senza avere la palla di cristallo. Le cose visibili sono guerra, inflazione, Cina e Intelligenza artificiale, come le gestiremo determinerà il nostro futuro”.
Ecco appunto, l’approdo finale è la grande trasformazione che grazie agli attuali problemi di recessione, inflazione, mercati finanziari in bolla estrema, creati ad arte da lor signori, saranno utili per pilotare il mondo verso “una nuova fase”, e sempre per dirla con le parole di Draghi, anche “senza avere la palla di cristallo”, che ci porterà dentro ad un nuovo ordine mondiale monetario, finanziario ed economico. Anche detto Grande Reset.