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Quando la politica dell’UE diventa un peso per gli agricoltori: il caso delle norme ambientali

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Per un periodo di sei anni, tra il 1974 e il 1980, Giovanni Marcora (1922-1083) ha ricoperto la carica di Ministro dell’Agricoltura. La sua competenza e abilità negoziale sono state riconosciute sia in Italia che a Bruxelles, dove ha ottenuto consistenti finanziamenti per il settore agricolo italiano. 

In precedenza, Marcora aveva fatto parte della resistenza italiana con lo pseudonimo di Albertino, guadagnandosi il rispetto dei comunisti come leader della DC. Tuttavia, il suo successo incontrava resistenza tra i vertici dell’industria, che invidiavano i cospicui fondi europei destinati all’agricoltura. 

In una conversazione con l’autore, Marcora ha espresso il suo impegno per il settore agricolo, spiegando come l’intera Europa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dovette affrontare una carenza di cibo a tal punto da dover importare carne dall’Argentina, farina limitata e latte insufficiente. 

La politica agricola europea, insieme ai finanziamenti lungimiranti dell’Unione europea, hanno svolto un ruolo vitale nell’ottenere l’autosufficienza alimentare nei venti-trenta anni successivi alla guerra. 

Questo è un merito che non può essere sottovalutato o ignorato, nonostante le opinioni contrastanti della Confindustria. L’ultimo sviluppo della politica green dell’Unione europea, incentrato sul ripristino della natura, ha sollevato commenti controversi da parte di alcuni centri di studio. 

La proposta in questione, oggetto di votazione da parte del Consiglio europeo il 27 giugno, ha diviso la commissione agricoltura, con un voto di parità di 44 a favore e 44 contro. È importante agire con saggezza e prendere in considerazione tutte le prospettive, cercando di raggiungere il miglior risultato possibile per l’Unione europea e il suo futuro verde. 

Secondo Eoin Drea, Senior Research Officer presso il Centro Studi Wilfred Martens, l’Unione Europea commetterà un grave errore se continuerà a fare degli agricoltori il capro espiatorio per i cambiamenti climatici. 

Nel frattempo, Wolfgang Munchau ha sollevato il problema dell’impatto politico dei Verdi e della loro crescente influenza nelle comunità rurali, tradizionale base di potere del centrodestra europeo. I dirigenti del Ppe vedono dunque i Verdi come i loro principali avversari politici, temendo di perdere il consenso delle comunità rurali. 

Alla base della disputa giace una serie di obblighi futuri previsti dalla normativa UE sulla natura, intensamente promossa dal Vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, esponente del Partito Socialista Olandese che, insieme ai Verdi, guida l’ideologia ambientalista UE. 

Tra gli obiettivi prioritari, vi è il ripristino entro il 2030 del 20% delle aree terrestri e marine europee a ecosistema naturale, affermazione che necessita dell’eliminazione di opere di adduzione idrica umane, tra cui le vasche di laminazione che rappresentano, per chiunque voglia prevenire effetti disastrosi come quelli visti recentemente in Romagna, elementi fondamentali. 

In aggiunta, la nuova normativa mira all’eliminazione graduale dei pesticidi chimici entro il 2050, un prescrizione osteggiata dai detrattori, che la considerano “un fattore di minaccia per l’agricoltura e la sicurezza alimentare”. 

Secondo Eoin Drea, gli agricoltori non si oppongono alla salvaguardia dell’ambiente. Al contrario, l’adozione delle norme della politica agricola verde comunitaria ha permesso di ridurre le emissioni di gas serra del 25% tra il 1990 e il 2010. 

Anche la Commissione Ue riconosce che l’80% dei terreni agricoli dell’Unione Europea è coperto da una considerevole protezione ambientale grazie alla politica agricola. Tuttavia, gli agricoltori esprimono dubbi sull’attuazione realistica delle tempistiche fissate per raggiungere gli obiettivi ambientali dell’UE, poiché queste possono mettere a rischio l’economia rurale. 

Non c’è negazione del cambiamento climatico, ma la preoccupazione di una conseguenza economica negativa dovuta ad un obiettivo ambientale troppo rigido. 

I primi ad opporsi alle nuove leggi ambientali nel settore agricolo, anticipatrici di quelle attualmente in discussione, sono stati gli agricoltori olandesi. Questi, un tempo lodati come “il piccolo paese che nutre il mondo” e “leader mondiali nell’innovazione agricola per combattere la fame”, si trovano ora sotto accusa per le emissioni degli allevamenti e sono costretti a lottare per evitare la chiusura di migliaia di stalle o la cessione forzata allo Stato. 

Ciò comporterebbe la riduzione di centinaia di migliaia di capi di bestiame. 

Il contesto politico attuale in Europa è caratterizzato dall’emergere di coalizioni di elettori arrabbiati, come testimoniano le ultime elezioni provinciali nei Paesi Bassi. In questo scenario, il movimento Farmer citizen Bbb ha prevalso, opponendosi ai tagli delle emissioni di azoto. 

Tale tendenza sta replicandosi anche in Germania e Bruxelles ha subito le conseguenze di questo contraccolpo. In particolare, il Partito popolare europeo, che rappresenta il centrodestra, ha richiesto una pausa normativa su tutte le questioni green. Nel tentativo di non perdere le comunità rurali, la sua base tradizionale di potere, il Ppe ha anche cambiato posizione sulla legislazione europea in materia di protezione ambientale. 

Questo atteggiamento sta tuttavia penalizzando gli agricoltori, che appaiono essere le principali vittime delle ambizioni climatiche dell’Ue. In tale contesto, l’Europa rurale appare come una facile preda, a differenza di altri settori economici, come l’industria automobilistica, nucleare e farmaceutica, che godono di maggiori protezioni statali. 

Successivamente: “Le conseguenze politiche sono chiare: come negli Stati Bassi, gli elettori delle zone rurali si stanno allontanando dai partiti tradizionali pro-UE e si stanno unendo a movimenti di protesta più estremisti, che riflettono una forte ostilità nei confronti di Bruxelles. 

Ciò sta alimentando ancora di più lo scetticismo sull’Unione Europea, che, se permesso di diffondersi, potrebbe minare il sostegno all’agenda ambientale e di biodiversità dell’UE. Questa analisi è stata abbracciata dal PPE, con il presidente Manfred Weber che ha avviato una nuova alleanza a destra in Europa, al di fuori dei Verdi e dei loro principi ambientalisti, e ha dato il via alla legislazione verde dell’UE.” Il tono rimane professionale e diretto, ma le parole sono state riscritte in modo più chiaro e incisivo. 

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