1° parte di Francesco Simoncelli, 2 parte di Daniel Lacalle.
L’importanza della distruzione del capitale è uno dei motivi per cui Powell ha iniziato il ciclo di rialzo dei tassi della FED, una preoccupazione esternata lo scorso anno a Jackson Hole. Gli economisti tendono a credere che ci sia poca correlazione tra i prezzi di beni/servizi e la valutazione degli asset finanziari perché molti ignorano la causa dell’inflazione. Allo stesso modo in cui l’inflazione degli asset finanziari precede i prezzi al consumo nei periodi di espansione monetaria, la distruzione di capitale precede un calo dell’inflazione dei prezzi nei periodi di contrazione monetaria. Quando le banche centrali diventano prestatori di prima istanza anziché di ultima istanza e spostano la loro attenzione dall’inflazione dei prezzi alla “stabilità finanziaria”, mantenendo alti i prezzi degli asset (azioni, obbligazioni e case), il risultato è la cosiddetta “Everything Bubble” di cui siamo stati protagonisti. Il ruolo (sulla carta) delle banche centrali non è quello di far salire i prezzi delle azioni, delle obbligazioni e delle case, tanto meno quello d’impedire una correzione naturale e persino salutare dei mercati. Le banche centrali si preoccupano dei mercati perché credono nell’impatto del cosiddetto “effetto ricchezza” sull’economia reale: quando le persone vedono che le loro case sono più preziose e le loro azioni valgono di più, sono inclini a spendere di più e a volere più credito. Questo “effetto ricchezza” è anche la prova che i prezzi degli asset finanziari guidano l’esplosione inflazionistica e solo la distruzione di capitale in quegli stessi asset può ridurre i prezzi di beni/servizi. Un massiccio aumento della quantità di denaro ha portato allo scoppio dell’attuale inflazione dei prezzi e per i feticisti delle prove empiriche ci sono i recenti risultati di Borio o Congdon & Shaw che mostrano l’innegabile relazione causa/effetto tra inflazione dei prezzi e offerta di denaro ben al di sopra del PIL reale. Ora stiamo sperimentando l’effetto opposto: la crescita dell’offerta di denaro sta precipitando, l’impulso del credito sta svanendo e la distruzione di capitale manifestata nel calo della maggior parte dei prezzi degli asset sta iniziando a essere un indicatore anticipatore di un rallentamento più aggressivo dell’economia. Le banche centrali non possono progettare un “atterraggio morbido” per l’economia quando hanno creato una gigantesca bolla che richiede svalutazioni pesanti nella maggior parte delle società finanziarie (rivalutazione dei bilanci, dalle banche alle aziende venture capital) e con esse una stretta creditizia. In sintesi, quindi, la distruzione del capitale sarà l’indicatore principale della disinflazione.
L’ex-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso preoccupazione su come la Cina possa sostituire il dollaro come valuta di riserva mondiale. Il suo monito fa seguito a diverse segnalazioni di accordi tra varie nazioni per utilizzare lo yuan nelle transazioni di merci.
Per anni sono circolate voci sulla fine del dollaro come valuta di riserva mondiale, ma il biglietto verde continua a essere la valuta più scambiata e ampiamente utilizzata nel mondo fiat.
Il dollaro è di gran lunga la valuta più scambiata sul mercato dei cambi, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali: nel 2022 “è stata ancora la valuta preminente nel mondo”. Ad aprile 2022 rappresentava l’88% di tutte le transazioni, cifra invariata rispetto all’indagine precedente.
L’euro, lo yen e la sterlina sono rimaste rispettivamente la seconda, la terza e la quarta valuta più scambiata. L’euro ha continuato a essere la seconda valuta più scambiata nell’aprile 2022, rappresentando il 30,5% di tutte le transazioni (leggermente meno rispetto al 2019). Lo yen e la sterlina sono stati coinvolti rispettivamente nel 17% e nel 13% di tutte le transazioni, il che è praticamente invariato rispetto all’indagine del 2019. Il renminbi ha mostrato il maggiore aumento della quota di mercato sin dall’indagine del 2019, rappresentando il 7% di tutte le transazioni nel 2022 (rispetto al 4% nel 2019).
Nonostante l’ascesa dello yuan come quinta valuta più scambiata, la sua quota di mercato del 7% è ancora sproporzionatamente piccola rispetto alle dimensioni dell’economia cinese nel contesto mondiale.
Come possono due Paesi con sistemi finanziari chiusi o fortemente intervenisti promuovere una valuta di riserva mondiale? Questa è una domanda che gli investitori hanno in risposta alla possibilità di una valuta congiunta tra Cina, Russia, India e Brasile. Come possono gli investitori avere fiducia nello status di una valuta come riserva di valore se è promossa da nazioni famose per la continua svalutazione della loro di valuta?
La Cina attualmente non rappresenta una minaccia per il dollaro. È, semmai, minacciato dal governo degli Stati Uniti e dalla sua banca centrale. Esaminiamo il perché.
Oggi non c’è alternativa al dollaro, esso è la valuta di riserva mondiale grazie al suo mercato finanziario aperto e flessibile, alla libertà di movimento dei capitali, alla sicurezza giuridica e degli investitori, e al suo status di rifugio sicuro durante i periodi d’incertezza, come ha dimostrato ancora una volta nel 2022.
L’attrattiva dello yuan, come valuta mondiale, è gravemente ostacolata dai controlli sui capitali e dall’impostazione dei prezzi della valuta da parte della PBOC. È impossibile avere contemporaneamente una valuta di riserva mondiale e controlli sui capitali. Nessun investitore o azienda globale desidera una valuta il cui tasso di cambio sia impostato dalla banca centrale secondo una presunta procedura di stabilità, che si deve presumere sia equivalente a un valore variabile. Il gradiente di rischio è troppo alto. Lo stesso problema riguarda il rublo: con i controlli sui capitali e un sistema finanziario ristretto, la sicurezza giuridica e degli investitori è fortemente messa in discussione.
Tendiamo a trascurare quanto sia cruciale disporre di un quadro giuridico e di sicurezza degli investitori indipendente, stabile e trasparente affinché una valuta possa essere ampiamente utilizzata a livello internazionale. Quando è in questione l’indipendenza del sistema giuridico e normativo, la moneta di stato sarà sempre considerata di seconda categoria. Le istituzioni indipendenti, la trasparenza, la libertà di circolazione dei capitali e la certezza del diritto sono ciò che conta. Per questo motivo, lo yen, l’euro e la sterlina sono utilizzati più di frequente nelle transazioni internazionali rispetto allo yuan, mentre il franco svizzero, il dollaro canadese e il dollaro australiano sono valute di riserva mondiali.
Tuttavia dobbiamo riconoscere che aprire il mercato finanziario, consentire alla valuta di fluttuare e istituire un quadro giuridico trasparente e indipendente sono tutte cose che le nazioni sono in grado di fare. Se la Cina si sveglia e decide di aumentare il valore della sua moneta, può farlo adottando i sistemi di mercato aperto di cui godono le altre nazioni. La Cina non può prevedere di avere un sistema finanziario ristretto e strettamente regolamentato, ben che meno una valuta di riserva mondiale.
Affinché una valuta sia considerata denaro, deve funzionare come riserva di valore, unità di misura e mezzo di scambio universale. Numerose valute emesse dallo stato non sono né mezzi di pagamento universali, né riserve di valore.
L’euro rappresenta un rischio per il dollaro? Il 2022 ha dimostrato di sì. L’euro rimane una valuta robusta, ma è utilizzata prevalentemente per le transazioni transfrontaliere all’interno dell’Unione europea. È anche fragile a causa del rischio di ridenominazione che rimane, poiché alcuni membri dell’area Euro potrebbero decidere di lasciare l’unione monetaria a un certo punto, un rischio che tende ad aumentare con il populismo e l’imprevedibilità politica.
Questo articolo parla delle valute fiat internazionali; ovviamente esistono anche oro e argento. Inoltre Bitcoin sta iniziando a dimostrare il suo potenziale come sistema di pagamento universale e unità di misura. La denazionalizzazione del denaro, come descritta nel saggio “La scelta della valuta” di Hayek, potrebbe essere più vicina di quanto crediamo.
Chi può quindi mettere a repentaglio lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale? Solo il governo degli Stati Uniti, con l’assistenza della Federal Reserve, può detronizzare il dollaro. Come? Gonfiando il deficit e il debito a livelli incontrollabili e monetizzandoli. Se il mondo percepisce che chi emette l’unità monetaria abbia abbandonato il suo impegno a conservare la riserva di valore e che il governo stia costantemente erodendo il potere d’acquisto della valuta attraverso la spesa in deficit e la diminuzione della sicurezza giuridica e degli investitori, la fiducia in quella valuta potrebbe scemare.
Il disastroso esperimento del 2020 e la successiva follia monetaria e inflazionistica hanno gettato la prima ombra di dubbio sul dollaro.
Gli Stati Uniti si suicideranno con lo “status di riserva mondiale” se continueranno a credere di poter fare quello che vogliono e continueranno a trasferire i propri squilibri fiscali e monetari al resto del mondo, erodendo così il potere d’acquisto della propria valuta attraverso la monetizzazione del debito e disavanzi più ampi.
A oggi il dollaro ha mantenuto il suo status di valuta di riserva mondiale perché tutte le altre alternative hanno implementato squilibri monetari uguali o maggiori senza la domanda mondiale di cui gode il dollaro. Gli Stati Uniti possono mantenere il loro trono monetario solo se dimostrano un fermo impegno a sostenere la riserva di valore, un mercato aperto e la certezza del diritto.
Gli stati credono di poter mettere alla prova i limiti della tolleranza dei loro cittadini erodendo il potere d’acquisto del denaro e aumentando incessantemente il debito e gli squilibri fiscali, almeno finché il tutto non va a carte quarant’otto. Difendere una politica monetaria e fiscale solida è quindi lo sforzo più patriottico.
Un governo che crede di poter fare ciò che vuole con deficit e debito perché il resto del mondo lo tollererà è l’unica minaccia alla posizione del dollaro come principale valuta di riserva mondiale. Tutti gli imperi cadono quando i loro governanti credono di poter fare quello che vogliono e usano la stampante monetaria per “risolvere” i loro problemi.
Il governo degli Stati Uniti deve rendersi conto di avere tutti gli strumenti necessari per mantenere lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale; deve anche rendersi conto che li sta impiegando per distruggerlo. Questa è una loro decisione. L’unico modo in cui le valute fiat possono mantenere il loro status è se il mondo continua ad avere fiducia in esse; è imprudente superare i limiti di questa fiducia.
traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/