L’economia dell’Eurozona è ufficialmente entrata in una fase di recessione tecnica, come confermato dai dati finali sul PIL pubblicati da Eurostat. Dopo una revisione al ribasso delle stime preliminari dal +0,1% al -0,1% nel primo trimestre del 2023, il dato dell’ultimo trimestre del 2022 è stato anche esso corretto a -0,1%, indicando così un calo del PIL per due trimestri consecutivi. Questo risultato porterà la Banca Centrale Europea ad una maggiore prudenza nella gestione dei tassi di interesse.
L’aggiornamento delle previsioni è stato influenzato principalmente dalla correzione dei dati della Germania, anch’essa in fase di recessione. Nel primo trimestre del 2022 il PIL tedesco è diminuito dello 0,3% e dello 0,5% nel quarto trimestre dello stesso anno. L’Irlanda è anch’essa in recessione, con una forte diminuzione del 4,6% nel primo trimestre, causata da fattori legati alle multinazionali situate a Dublino. Tuttavia, sia l’Italia che la Spagna al momento sono state in grado di mantenere una crescita positiva, registrando un aumento rispettivamente dello 0,6% e dello 0,5% nei primi tre mesi dell’anno.
I nuovi dati emersi possono fare sentire il loro impatto sulla comunicazione della Bce e sulla presidente Christine Lagarde, dopo il consiglio direttivo del 15 giugno. Sebbene l’aumento dei tassi di interesse di 25 punti base sia previsto, la banca centrale potrebbe adesso adottare un tono più cauto riguardo ai rialzi futuri. La recessione nell’area euro, benché lieve, indica una sottostima dei rischi per la crescita. Negli ultimi trimestri, sia la Germania che l’Eurozona in generale hanno subito frequenti revisioni al ribasso, mentre il Sud Europa ha avuto successo grazie alle industrie turistiche.
Secondo un’analisi condotta da Capital Economics, è probabile che il PIL dell’Eurozona registri nuovamente una contrazione nel secondo trimestre dell’anno, a causa degli effetti della stretta monetaria che continuano a farsi sentire. La domanda interna ha subito un colpo duro a causa dell’effetto combinato di inflazione e aumento dei tassi, con una diminuzione del 0,3% dei consumi delle famiglie nel primo trimestre, dopo una caduta dell’1% nel quarto trimestre. Anche la spesa pubblica ha subito un netto calo del 1,6%, mentre le esportazioni sono rimaste sostanzialmente invariate e le importazioni sono diminuite.