In questo articolo andiamo a vedere cosa accade se si detengono criptovalute e non si presenta il quadro RW.
Con la legge di bilancio 2023 è espressamente previsto per legge l’obbligo di indicare le cripto attività nel quadro RW.
Le cripto-attività devono essere indicate nel quadro Rw in ogni caso, indipendentemente dalla modalità di custodia e dal luogo di localizzazione del wallet o della chiave privata.
Le cripto attività devono essere indicate nel quadro Rw anche qualora siano “detenute all’estero per il tramite di soggetti localizzati in paesi diversi da quelli collaborativi nonché in entità giuridiche italiane o estere, diverse dalle società, qualora il contribuente risulti essere “titolare effettivo” (circolare dell’agenzia delle entrate n.38/E del 23 dicembre 2013)
Nel caso in cui le cripto attività siano affidate in gestione o in amministrazione ad intermediari residenti e qualora i flussi finanziari e i redditi derivanti da tali attività e siano assoggettati a ritenuta o imposta sostitutiva dagli intermediari stessi non sarà necessario compilare il quadro RW in quanto saranno gli stessi intermediari a farlo.
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Inoltre a partire dal 2023 l’opzione per l’applicazione dell’imposta sostitutiva sui redditi da cripto-attività può essere resa agli intermediari finanziari e – questa è una novità – anche agli operatori non finanziari del mondo cripto. Nello specifico da “prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale” e i “ prestatori di portafogli digitale”.
Quindi se il contribuente accetta l’opzione per il regime amministrato, non deve preoccuparsi ne del quadro Rw e ne dell’applicazione dell’imposte, che saranno applicate dagli operatori come sostituti d’imposta. Saranno gli operatori ad effettuare le comunicazioni all’Agenzia delle entrate.
Secondo l’Agenzia delle Entrate risposta n.788 del 24 novembre 2021 “il valore in euro della valuta digitale detenuta al 31 dicembre del periodo di riferimento deve essere determinato al cambio indicato a tale data sul sito dove il contribuente ha acquistato la valuta virtuale. Negli anni successivi, il contribuente dovrà indicare il controvalore detenuto alla fine di ciascun anno o alla data di vendita nel caso di valuta virtuale vendute in corso d’anno”.
Ora, alla luce della nuova legge di bilancio ci si augura che tale criterio sia rivisto anche se bisognerà attendere che entri in vigore il nuovo regolamento europeo in quanto allo stato dell’arte gli exchange non sono considerati intermediari finanziari e pertanto non integrano le caratteristiche dei mercati regolamentati non essendo riconosciuti da alcuna Autorità ne essendovi vigilanza sul loro regolamento da parte di alcuna Autorità.
Ergo: Come faccio a prendere per buon questo dato se gli exchange non sono vigilia e autorizzati??? Ma tant’è…
