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Come porre rimedio a tutti i tuoi debiti senza rinunciare a vivere

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La legge 3/2012, comunemente nota come legge “salvasuicidi”, ha trovato importanti modifiche a seguito della recente entrata in vigore del codice della crisi d’impresa, che ha interamente sostituito la vecchia legge fallimentare risalente al 1942.

Il codice della crisi d’impresa ha rafforzato gli strumenti che consentono all’imprenditore non fallibile, al professionista ed al consumatore, di liberarsi dai debiti cui non si riesce a far fronte per insufficienti disponibilità economiche o comunque per capienza del proprio patrimonio prontamente liquidabile.

Tra i nuovi strumenti previsti dal codice della crisi d’impresa v’è il così detto “sovraindebitamento familiare” che consente ai parenti entro il quarto grado ed agli affini entro il secondo, di richiedere l’accesso alla procedura insieme al debitore principale, se con lo stesso conviventi oppure nel caso in cui i debiti, o una sola parte dei debiti, abbiano un’origine comune (ad esempio, quando marito e moglie, entrambi ex soci di una società in nome collettivo, richiedono di accedere alla procedura per un debito di natura erariale di cui si trovano a dover rispondere personalmente con il proprio patrimonio).

Primo passo per poter accedere ad una delle procedure di sovraindebitamento è richiedere la nomina di un Gestore della Crisi presso Organismo di composizione della crisi situato nella provincia di residenza del debitore, il quale valuterà la veridicità delle informazioni fornite e della documentazione allegata all’istanza. All’esito di tale prima fase, potrà compiutamente individuarsi quelle che sono le concrete e reali possibilità di rimborso dei vari debiti.

Ed infatti, il Gestore della crisi redigerà una relazione (particolareggiata) all’interno della quale verranno descritte le ragioni che hanno condotto alla situazione di squilibrio patrimoniale e prospettate le concrete possibilità di soddisfacimento dei creditori.

Successivamente, occorrerà depositare un ricorso redatto dal proprio legale insieme alla relazione particolareggiata del Gestore ed a tutti i documenti comprovanti lo stato di crisi e la propria situazione economico-reddituale. Oggetto del ricorso sarà, in estrema sintesi, una proposta di pagamento in favore dei creditori, in misura sicuramente inferiore al loro rispettivo reale ammontare ma comunque in linea con la situazione economica del debitore.

Il tutto sempre facendo salve le somme necessarie a far fronte alle spese ordinarie legate al vivere quotidiano. Ne deriva che solo l’eccedenza rispetto a questo minimo vitale potrà essere messo a disposizione dei creditori ed infatti – nota bene – dal momento dell’apertura della procedura e fino alla sua chiusura, i creditori non potranno iniziare o proseguire azioni esecutive sul patrimonio del sovraindebitato.

Il ricorso può essere quindi redatto nelle forme del piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore (soltanto nei casi in cui la situazione di sovraindebitamento non origini, nemmeno in parte, da una società d’impresa attualmente o precedentemente svolta) del concordato minore (nel quale i creditori sono chiamati a votare la proposta di pagamento dell’imprenditore) o della liquidazione controllata (allorquando viene prevista la vendita di tutti i beni del debitore – indistintamente se consumatore o imprenditore – per poi destinare il ricavato al pagamento dei creditori).

Altro strumento è la procedura del debitore incapiente, ovverosia quel debitore che richiede di accedere ai benefici della legge pur non disponendo di beni mobili o immobili nel proprio patrimonio e, conseguentemente, di un attivo patrimoniale sufficiente a soddisfare almeno in minima parte i creditori. La procedura offerta dalla nuova legge sul sovraindebitamento permette di ottenere una liberazione dai debiti nel termine dei quattro anni di durata della procedura. S in tale periodo – detto periodo di osservazione – subentreranno nel patrimonio del debitore beni mobili o immobili sufficienti a soddisfare i creditori almeno nella misura del 10%, gli stessi saranno liquidati o, se già liquidi, offerti in pagamento a questi ultimi.  

Nota bene che il debitore dovrà anche passare attraverso il così detto “giudizio di meritevolezza” – in particolar modo nel piano del consumatore e nell’esdebitazione del debitore incapiente. Ciò significa che il debitore dovrà provare di non aver contratto debiti in maniera incauta, nella ragionevole consapevolezza di non riuscire poi ad adempierli (ad esempio, un lavoratore dipendente con uno stipendio medio che contrae un mutuo milionario per l’acquisto di un immobile a Saint Tropez)

Non saranno quindi di conseguenza ritenuti meritevoli quei debitori che hanno sottoscritto rapporti con dolo o colpa grave.

Al contrario, potranno sicuramente beneficiare degli effetti previsti dalle procedure di sovraindebitamento quei soggetti che si sono trovati a non riuscire più a far fronte ai pagamenti dovuti per eventi imprevedibili ed improcrastinabili (come, ad esempio, il dover improvvisamente far fronte ad ingenti spese mediche).

All’esito della procedura, ove le disposizioni contenute del decreto di apertura siano state tutte debitamente rispettate ed assolte, il debitore potrà richiedere l’esdebitazione per tutta quella parte di debito non soddisfatta.

La legge sul sovraindebitamento, come riformata dal Codice della Crisi d’impresa, offre quindi importanti strumenti per porre definitivo rimedio alle situazioni debitorie di famiglie ed imprese.

Cionondimeno, trattasi di una procedura molto complessa ed a volte di non facile attuazione.

Per questo ti consigliamo di rivolgerti a professionisti esperti della materia, così da non rischiare di veder pregiudicata la possibilità di estinguere finalmente tutti i tuoi debiti senza rinunciare a vivere.   

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