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Bankitalia: incertezza sul rapporto debito/pil

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Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia per il tramite dell’Ansa

Prudenza nella politica di bilancio e riforme per aumentare la crescita.

Così, secondo il rapporto stabilità finanziaria della Banca d’Italia, occorre contrastare “le incertezze sulla dinamica del rapporto tra il debito e il Pil” che “restano non trascurabili, sia nel breve sia nel medio e lungo termine anche a causa della revisione al rialzo delle stime” dell’impatto del superbonus. “Oltre alla debolezza dell’economia globale, pesano l’alto debito pubblico – per il quale il quadro programmatico del governo prevede un calo solo marginale nel prossimo triennio – e i timori di un ritorno a una condizione strutturale di bassa crescita. 

Lo spread dei Btp è stabile e il mercato dei titoli di stato mantiene liquidità e condizioni “distese” beneficiando anche dei flussi di acquisti delle famiglie italiane. La Banca d’Italia, nel suo rapporto di stabilità finanziaria, descrive una situazione non preoccupante e sottolinea come anche “la riduzione dei titoli di Stato nel bilancio dell’Eurosistema Bce non ha avuto impatti significativi”. “La liquidità e lo spread, tuttavia, sono molto sensibili alle notizie macroeconomiche e sulla politica di bilancio, nonché alle decisioni di politica monetaria”.

Sono “contenuti” i rischi per le famiglie italiane la cui ricchezza complessiva è salita nel primo semestre e anche le maggiori difficoltà che stanno vivendo quelli che hanno un mutuo a tasso variabile dovrebbero contenersi nel prossimo anno. La Banca d’Italia nel suo rapporto di stabilità finanziaria stima che nel corso del 2024 la quota di nuclei famigliari “finanziariamente fragili diminuirebbe complessivamente (crescerebbe di poco l’incidenza tra coloro che detengono mutui a tasso variabile)”: Il debito riconducibile a questi nuclei, dopo essere aumentato nel 2023, si ridurrebbe per effetto della contrazione del credito. Tale dinamica contribuirebbe a contenere la quota di debito in capo alle famiglie vulnerabili persino in presenza di uno scenario particolarmente avverso, rilevano gli esperti di Via Nazionale.

Le famiglie italiane con risparmi hanno spostato parte della loro liquidità accumulata negli anni del Covid sui titoli di stato che hanno visto un aumento notevole dei rendimenti a seguito delle decisioni della Bce. E’ quanto emerge dal rapporto stabilità finanziaria della Banca d’Italia secondo cui “a settembre la raccolta delle banche è diminuita, riflettendo il rimborso di operazioni Tltro a giugno e la flessione dei depositi dei residenti”. La ricerca di rendimenti migliori si è rivolta anche, sebbene in misura minore, verso obbligazioni bancarie e altre tipologie di depositi. La quota del debito italiano detenuta dalle famiglie peraltro non è elevata nel contesto internazionale e ci sono ancora margini di crescita.

Anche le banche più piccole, quelle vigilate direttamente dalla Banca d’Italia, sarebbero in grado di resistere agli choc degli scenari ipotizzati dagli stress test seppure con perdite patrimoniali superiori. Nei mesi scorsi l’istituto centrale ha condotto un esercizio che ha coinvolto 112 intermediari, con operatività sia tradizionale sia specializzata, ai quali fa capo quasi il 10 per cento del totale attivo del sistema bancario. L’esercizio ha valutato la capacità delle banche di fronteggiare eventi macroeconomici sfavorevoli e, analogamente a quello effettuato in sede europea sulle banche significative e coordinato dall’Eba e dalla Bce, non ha determinato l’automatica adozione di misure di vigilanza. Nell’orizzonte temporale considerato le banche italiane mostrano nel complesso un’adeguata capacità di tenuta nello scenario avverso, con un indice patrimoniale Cet1 ratio medio finale dell’11,1 per cento. Alla riduzione di 4,9 punti percentuali contribuirebbero soprattutto la crescita degli oneri di gestione determinata dalle dinamiche inflative (che inciderebbe per 15,5 punti percentuali), l’aumento del rischio di credito (che ridurrebbe il CET1 ratio di 5,7 punti percentuali) e la dinamica del rischio di mercato, condizionata dal deprezzamento dei titoli obbligazionari detenuti nel portafoglio al fair value (che inciderebbe per 1,8 punti percentuali). Questi impatti sarebbero in parte bilanciati dai contributi del margine di interesse (positivo per 12,3 punti nonostante la prevista crescita del costo della raccolta) e delle commissioni (7,1 punti). Nel confronto con lo stress test condotto a livello europeo, considerando le sole LSI con operatività tradizionale, la riduzione del patrimonio è maggiore di quella osservata per le banche italiane significative di 1,5 punti percentuali.

estratto dal sito dell’Ansa

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