Molti indicatori macroeconomici/finanziari che in passato hanno predetto recessioni, ci segnalano guai in vista per il mondo finanziario. Anche questa volta nuove importanti recessioni in arrivo…
Tra gli indicatori più importanti abbiamo sicuramente la curva dei rendimenti, che ci segnala attualmente una profonda inversione.
Siamo in territori estremamente negativi, ossia la curva dei rendimenti è molto invertita (i tassi di interesse dei treasury a 2 anni sono maggiori dei tassi di interesse dei treasury a 10 anni)
Se ci pensiamo questo non ha alcun senso a livello matematico/finanziario, in quanto in un mondo normale titoli obbligazionari con scadenza maggiore dovrebbero pagare un rendimento maggiore rispetto ai medesimi titoli con minore scadenza.
(riprendere il tuo capitale investito a 10 anni deve fornirti un interesse maggiore rispetto al medesimo investimento ma con restituzione a 2 anni)
La curva dei rendimenti come puoi notare dall’immagine seguente ogni volta che è andata in territorio negativo ha segnalato una recessione (aree grigie nell’immagine).
Questo è un indicatore estremamente affidabile solo che tipicamente segnala le recessioni molti mesi prima dell’arrivo effettivo.
Attualmente come sono messi gli Stati Uniti? c’è qualche campanello d’allarme?
il Prodotto Interno Lordo (PIL) degli Stati Uniti d’America è cresciuto solo dell’1,1% nel primo trimestre del 2023 rispetto alle previsioni degli analisti pari al 2% e al quarto trimestre 2022 pari al 2,6%.
Se entriamo più nel dettaglio però possiamo notare come la componente negativa del PIL è rappresentata principalmente dalle scorte (colore verde) mentre i consumi (colore grigio) sono stati positivi.
Dopo l’uscita di questi dati, l’ipotesi più realistica vede la FED accontentarsi di abbassare l’inflazione fino al 3% e rimandare il taglio dei tassi al 2024 per evitare o almeno limitare la recessione.
Tagliare i tassi già a fine 2023 significherebbe velocizzare il rallentamento dell’economia americana che porterebbe la riduzione degli investimenti negli Stati Uniti, l’aumento della disoccupazione e un ulteriore decrescita economica.
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I dati sul lavoro attualmente però rimangono forti con una disoccupazione solo al 3,5% e i consumatori rimangono resilienti e capaci di utilizzare il loro potere di acquisto per mitigare la contrazione economica, come abbiamo appena visto dai dati del PIL.
La prossima settimana sarà molto importante per capire il prosieguo o meno della politica economica restrittiva della FED che vede un rialzo di 25pb per un 90% e un rialzo di 0pb per un 10%.
Con molta probabilità quindi si raggiungerà un tasso del 5,25% che dovrebbe poi rappresentare il picco.
L’economia statunitense è comunque instabile e ce lo dimostra il Leading Economic Index.
Il LEI, pubblicato mensilmente dal The Conference Board, è il risultato di una media ponderata di 10 indicatori macroeconomici che permette di prevedere in parte lo sviluppo economico degli Stati Uniti nel breve termine cercando di anticiparne il futuro.
Attualmente si trova ad un livello che in passato ha segnalato una recessione come nel 2001, 2008 e 2020.
Solitamente raggiunge il picco 12 mesi prima di forti rallentamenti economici.
Come vedi quindi più indicatori ci stanno avvertendo di pericoli in vista.
Il 2023 si prospetta quindi un anno di stallo, di attesa.
Non sarà semplice nei mercati finanziari.
Come comportarsi quindi?
In queste situazioni è opportuno mantenersi conservativi per sfruttare opportunità di mercato che potrebbero sorgere da qui a qualche mese.
Una buona idea potrebbe essere quella di privilegiare ETF obbligazionari a breve termine e obbligazioni singole a breve scadenza, mantenendo il comparto azionario più prudente, applicando una diversificazione di qualità.