Questi sono i dati che Giorgetti aspettava da tempo. Questi sono i dati che al Ministero dell’economia temevano uscissero fuori dalla sede di Bankitalia. Ed infatti sono usciti. Oggi lo sappiamo. Sappiamo a quanto ammonta lo sperpero di Stato durante il periodo Covid.
Ecco a voi, signori e signori, il bello della pandemia: circa 250 miliardi di prestiti Covid parcheggiati sui conti delle imprese, grandi e piccole, che sono diventati il serbatoio di liquidità più invidiato dagli appassionati di finanza! E se vi state chiedendo come mai questi prestiti siano così speciali, beh, la risposta è semplice: sono tutti coperti da garanzie pubbliche!
E’ questa la notizia che emerge dalla relazione di Bankitalia: la metà dei depositi riconducibili alle imprese, circa 250 miliardi, è coperta da garanzie pubbliche.
Si tratta, dunque, dei prestiti garantiti richiesti dalle aziende durante il periodo del lockdown e che, come si sospettava già nel 2020, in buona parte venivano parcheggiati come serbatoio di liquidità temendo un periodo di forte incertezza. In sostanza i soldi venivano presi a prestito solo perchè i tassi erano molto convenienti e lo Stato forniva la garanzia pubblica.
“Analizzando i dati Cerved, si legge nella relazione di Bankitalia, relativi alle società di capitali dell’industria e dei servizi con almeno 20 addetti, nel 2020 la liquidità è cresciuta per oltre i due terzi delle imprese e nel 2021 per poco più della metà, ma in entrambi i periodi il fenomeno è stato molto concentrato: circa metà dell’aumento nel biennio, poco più di 60 miliardi nel campione esaminato, è attribuibile all’1% di imprese con i maggiori incrementi. L’espansione delle disponibilità liquide nel 2020 ha riguardato soprattutto aziende redditizie che hanno anche accresciuto l’indebitamento bancario; il contributo di quest’ultimo è stato invece meno rilevante nel 2021, quando l’accumulazione di liquidità è rimasta prevalentemente associata alla dinamica favorevole della redditività. Secondo stime preliminari basate sui dati di bilancio e sull’indagine Invind, nel 2022 la disponibilità di risorse liquide si è concentrata tra le aziende che hanno realizzato i margini più alti”.
«È stato molto contenuto l’incremento dei tassi di interesse sui depositi – si spiega – saliti di soli 14 punti base, sebbene in costante rialzo nel primo trimestre del 2023 (ulteriori 15 punti base alla fine di marzo)».