di Francesco Carrino
Abbiamo già parlato delle 3 banche che, secondo gli ultimi Stress Test della Associazione Bancaria Europea, dimostrano di non avere un’adeguata solidità patrimoniale.
E probabilmente saprai che Fitch ha declassato il rating sul debito degli Stati Uniti da AAA a AA+.
E questa non è una buona notizia per l’Italia e per il mondo intero.
Lunedì, Moody’s ha tagliato i rating creditizi di 10 banche statunitensi di piccole e medie dimensioni, mentre ha messo in guardia sei grandi banche che potrebbero essere declassate in futuro.
Le sei grandi banche includono Bank of New York Mellon, US Bancorp, State Street e Truist Financial.
Moody’s ha anche abbassato l’outlook a negativo per 11 grandi banche, tra cui Capital One, Citizens Financial e Fifth Third Bancorp.
Ecco cosa ha detto lunedi Moody’s:
I risultati del secondo trimestre di molte banche hanno mostrato crescenti pressioni sulla redditività che ridurrà la loro capacità di generare capitale interno.
Ciò avviene mentre una lieve recessione negli Stati Uniti è all’orizzonte per l’inizio del 2024 e la qualità degli asset sembra destinata a diminuire, con rischi particolari nei portafogli di immobili commerciali (CRE) di alcune banche.
In questo contesto il governo italiano ha deciso di gettare ancora più benzina sul fuoco decidendo di destabilizzare il settore bancario con la nuova tassa sugli extraprofitti. Bper dopo alcuni giorni alle modifiche apportate al prelievo sugli extraprofitti generati dalle banche si deve ancora riprendere.
Ricordo, a tal proposito, che secondo gli ultimi stress test Bper avrebbe un livello di solidità patrimoniale instabile in caso di scenario avverso. Ergo, sarebbe crisi finanziaria.
Ed il risultato finale potrebbe essere questo descritto da Milano Finanza. Di fatto un boomerang.
In più, la maggior parte degli analisti ed economisti, sono convinti che l’inflazione sia nella sua fase di discesa finale, ma non ci spiegano come mai sia la Fed che la Bce prevedono un ritorno alla normalità non prima del 2025.
Le prime indicazioni ci arrivano dagli Usa, dove l’inflazione ritorna a lievitare anche se di poco.
Ed alcuni hanno il coraggio di festeggiare il fatto che salga meno del previsto… ma negli USA abbiamo tassi di interesse sopra al 5%. Considerate che la crescita su base mensile è dello 0,2%.
Anche i dati Europei dimostrano una piccola flessione dell’inflazione che resta sempre in modalità rapina (come vuoi chiamarla un inflazione che in Italia dopo due anni ancora sopra al 5%?) e con il prezzo del Gas che continua a registrare nuove impennate, cosi come il petrolio, sarà difficile contenerla ancora per molto.
Tutto ciò in contesto che ci proietta in fase di recessione globale per la fine del 2023 e inizi del 2024.
Quindi, gli elementi purtroppo per una crisi finanziaria ci sono tutti. Bisognerà comprendere se le intenzioni dei banchieri centrali sono quelle di far ripartire il gioco del monopoli ritornando ad abbassare i tassi di interesse e ricominciare a iniettare liquidità nel sistema. In questo caso l’iperinflazione sarà assicurata. Oppure se decideranno di completare il lavoro, tramite un’auto distruzione controllata, iniziata accuratamente qualche anno fà..