Apre cosi Milano Finanza di oggi.
“Istituti in difficoltà” come si legge nel sottotitolo, vuol dire rischio di fallimenti bancari.
Ma la situazione peggiora quando si legge nelle prime righe di questo articolo (MF) quanto segue:
“Si comincia a manifestare preoccupazione per le prossime pronunce delle agenzie di rating”. Ergo, tra il 20 ottobre e il 17 novembre il debito pubblico italiano potrebbe essere declassato al livello di “spazzatura”, Junk bond (Obbligazione spazzatura).
Di seguito l’articolo della Stampa
“Allarme rating, Fitch boccia i conti italiani. Preoccupano deficit e debito, si avvicina il declassamento”.
E PER CONCLUDERE POCHE ORE FA E’ ARRIVATO IL GIUDIZIO NEGATIVO DI FITCH, APPUNTO.
Di seguito riportiamo il report di facile comprensione
Londra/Francoforte-11 ottobre 2023: Le proiezioni riviste nel recente piano “NADEF” dell’Italia (BBB/Stabile) rappresentano un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti, afferma Fitch Ratings. Le nostre previsioni aggiornate sul disavanzo delle amministrazioni pubbliche pari al 5,2% del PIL nel 2023 e al 4,2% nel 2024 sono ora vicine ai nuovi obiettivi del governo dopo le nostre revisioni al rialzo di 0,8 punti percentuali e 0,7 punti percentuali dopo la nostra revisione del rating sovrano di maggio . Fitch prevede un calo del debito pubblico/PIL inferiore rispetto alla revisione, anche se il rapporto debito/PIL è inferiore a causa delle revisioni statistiche che hanno sostenuto il PIL nel 2021-2022.
L’obiettivo più ampio del governo di disavanzo per il 2023, pari al 5,3% del PIL (dal 4,5% nel Programma di Stabilità di aprile), è determinato dal costo delle agevolazioni fiscali del “Superbonus” sugli investimenti residenziali che supera le aspettative dell’1,1% del PIL (prendendo il costo complessivo del regime dal 2020 superiore al 6% del PIL).
L’obiettivo più ampio del NADEF per il 2024, pari al 4,3% del PIL, incorpora un pacchetto fiscale netto di 0,7 punti percentuali, che dovrebbe includere circa 0,6 punti percentuali di tagli fiscali, principalmente sul lavoro. Le misure di consolidamento sono piuttosto limitate; si stima che quelli delineati su un condono fiscale, tagli alla spesa e un’imposta bancaria straordinaria ammonteranno ad appena lo 0,3% del PIL nel 2024. Anche gli obiettivi di deficit oltre il prossimo anno sono stati allentati, nel 2026 di 0,4 punti percentuali al 2,9% del PIL. Ulteriori dettagli a sostegno delle previsioni del NADEF – l’aggiornamento dei piani economici e fiscali del governo italiano – saranno disponibili durante il processo di bilancio italiano nelle prossime settimane.
Il percorso del deficit 2024-2026 è lusingato dalla riclassificazione contabile di marzo che registra i costi dei crediti d’imposta del Superbonus nel 2020-2022 nell’anno in cui vengono concessi anziché utilizzati, e dalla recente decisione di trattare allo stesso modo il 2023. Su base monetaria, i costi nel periodo 2024-2026 saranno quindi più elevati di quelli impliciti nei deficit fiscali, il che spiega l’inclusione da parte di Fitch di aggiustamenti complessivi dei flussi di stock che aumentano il debito in media dell’1,1% del PIL all’anno in questo periodo. La proiezione NADEF di un graduale calo del rapporto debito/PIL al 139,6% nel 2026 incorpora anche i proventi delle privatizzazioni per un totale dell’1% del PIL, che riteniamo ambiziosi.
Fitch ora prevede che il rapporto debito pubblico/PIL scenderà di 1,3 punti percentuali al 140,3% quest’anno, meno del 2,2 punti percentuali della nostra revisione di maggio, riflettendo la revisione del deficit. Proiettiamo quindi una stabilizzazione del debito al 140% del PIL entro la fine del 2025, poiché il ritorno a un avanzo primario è controbilanciato dagli aggiustamenti stock-flussi e dall’aumento dei costi del servizio del debito. Tuttavia, le ampie revisioni del PIL effettuate dall’ISTAT per il periodo 2021-2022 a settembre hanno ridotto il rapporto debito/PIL di fine 2022 di quasi 3 punti percentuali. Di conseguenza, le nostre previsioni debito/PIL per la fine del 2025 sono ancora inferiori di 1,6 punti percentuali rispetto a quanto previsto a maggio. Il differenziale tra crescita e interesse diventa negativo nel 2026, richiedendo un maggiore aggiustamento fiscale per mantenere poi stabile il rapporto debito/PIL.
Il sostegno pubblico al governo Meloni ha retto e la sua maggioranza parlamentare è più stabile rispetto a molte amministrazioni precedenti. Ma deve affrontare una notevole pressione politica affinché mantenga maggiormente i suoi impegni elettorali, il che pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento e riforma per ridurre i rischi fiscali. Anche la possibilità che i recenti rendimenti marcatamente più alti del debito italiano continuino ad aumentare ulteriormente i costi del servizio del debito, e i rischi sul percorso del disavanzo derivanti dall’applicazione finale del programma Superbonus e dallo slittamento della politica, creano qualche incertezza sul rispetto delle regole fiscali dell’UE.
Fitch ha rivisto le sue previsioni di crescita del PIL per l’Italia a settembreallo 0,9% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,3% nel 2025 (crescita media leggermente inferiore a quella ipotizzata nel NADEF). Un’incertezza fondamentale riguarda la misura in cui accelererà l’assorbimento dei fondi NGEU dopo aver sottoperformato i piani di circa il 30% quest’anno. Fitch prevede che una maggiore attenzione alla canalizzazione dei fondi NGEU attraverso il settore privato contribuirà a migliorare l’erogazione.
Abbiamo inoltre leggermente aumentato la nostra valutazione della crescita tendenziale dell’Italia, che rappresenta un punto debole del rating, allo 0,7% rispetto alla nostra precedente stima dello 0,6% per il 2021. Ciò riflette un contributo moderatamente maggiore derivante dall’intensificazione del capitale, in parte dovuto all’aumento degli investimenti sostenuti dall’UE.