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Prestiti in calo alle aziende e meno liquidità sui conti correnti, cosa sta succedendo?

Antonio Patuelli, presidente dell'Abi oggi, 19 marzo 2014, nella sede milanese dell'associazione a Milano in via Olona per prendere parte al comitato esecutivo dell'Associazione Bancaria Italiana.
ANSA / MATTEO BAZZI
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Nel primo trimestre del 2023, si è registrata una diminuzione dei prestiti, ma è importante precisare che ciò non è dovuto a una restrizione generale del credito. Piuttosto, questa riduzione riflette una contrazione della domanda da parte di imprese e famiglie produttrici, che hanno preferito attingere alla liquidità accumulata sui depositi e conti correnti, anziché richiedere nuovi finanziamenti a costi più elevati.

Questa tendenza può essere spiegata dalla volontà di evitare spese aggiuntive e sfruttare le risorse accumulate sin dall’inizio della pandemia.

O forse, semplicemente le famiglie risparmiano perchè i soldi sono finiti… ma, come diceva lo striscione durante la pandemia “Andrà tutto bene…”, sì, come no!

L’Associazione Bancaria Italiana (Abi) ha redatto uno studio dettagliato sull’andamento dei prestiti e dei depositi a livello regionale, aggiornato fino a fine marzo 2023. Questa analisi ha evidenziato un calo medio del 0,4% dei prestiti a famiglie e imprese, raggiungendo un totale di 1.706 miliardi di euro.

In particolare, i prestiti alle imprese e alle piccole e medie imprese (PMI) hanno subito una diminuzione dell’1,3% (714 milioni al Nord e 467 milioni al Sud), mentre i finanziamenti alle famiglie sono aumentati del 2,7% (594 milioni). I depositi complessivi nello stesso periodo hanno invece registrato una diminuzione del 3,2% (1.808 miliardi di euro); di questi, 1.137 miliardi sono riconducibili alle famiglie, con una contrazione del 2,2%.

Analizzando i trend nelle diverse regioni, emerge un aspetto particolarmente interessante.

Nel Piemonte, i finanziamenti alle imprese hanno registrato una diminuzione dell’1,6%, mentre i depositi totali sono calati del 4,9%.

Anche in Liguria si è osservato un calo dei prestiti del 6,7% e dei depositi del 3,4%. Numeri ancora più significativi si rilevano in Val d’Aosta, con un calo dei prestiti dell’11,3% e dei depositi del 9,5%.

Trend simili possono essere notati anche nel Friuli Venezia Giulia (-5,7% di prestiti e -2,7% di depositi), in Toscana (-1,9% di prestiti e -1% di depositi), nelle Marche (-2,6% di finanziamenti e -4,4% di depositi) e nel Lazio (-5,8% di prestiti e -2,9% di depositi).

Nella Lombardia, i finanziamenti hanno registrato un modesto aumento dello 0,2%, ma i depositi sono diminuiti del 6,9%.

La situazione cambia radicalmente al Sud: in Campania i prestiti sono aumentati dell’1,8% mentre i depositi sono diminuiti dello 0,5%.

In Abruzzo si è riscontrato un aumento dei finanziamenti dell’1,1% e una diminuzione dei depositi dello 0,7%.

In Puglia, i prestiti sono saliti dello 0,6%, mentre i depositi sono diminuiti. In Calabria i prestiti sono aumentati dello 0,7% e i depositi sono rimasti invariati.

In Sicilia si è registrata una diminuzione dei finanziamenti dello 0,4% ma un aumento dei depositi dell’1,1%. Infine, in Sardegna i prestiti sono aumentati dell’1,3% e i depositi del 3,5%.

Questi dati evidenziano un quadro complesso e variegato della situazione finanziaria nelle diverse regioni italiane.

Attualmente, non è in atto una stretta creditizia da parte delle banche italiane, che si stanno impegnando attivamente nel supporto ai propri clienti.

Tale evidenza emerge dal fatto che non esiste un trend uniforme nell’incremento o decremento dei prestiti nelle diverse regioni del paese, come sottolineato dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.

Al contrario, si osservano indicatori differenziati che dimostrano l’assenza di pregiudizi da parte delle banche commerciali, nonostante l’imposizione della Bce di un’ulteriore restrizione sulla liquidità negli ultimi mesi.

Il fatto che la contrazione dei prestiti non sia uniforme e che, soprattutto nel Mezzogiorno, si registri un aumento, dimostra chiaramente l’assenza di pregiudizi.

Tuttavia, va sottolineato che il trend si è rivelato diverso nei mesi successivi.

Da un lato, si è accentuato il calo dei prestiti alle imprese, estendendosi poi alle famiglie nel mese di maggio. Dall’altro, i depositi bancari hanno ripreso a crescere, come conseguenza dei timori per la recessione e delle incertezze per il futuro.

I dati del bollettino Abi diffuso a giugno evidenziano una diminuzione media dello 1,1% dei finanziamenti a imprese e famiglie (rispetto a una crescita del 3,2% nell’anno precedente).

A aprile 2023, la diminuzione è stata dello 0,3%, con i prestiti alle imprese che hanno subito una flessione dell’1,9% e quelli alle famiglie che sono aumentati dell’1,4%.

Inoltre, occorre sottolineare che nel recente memorandum Abi, sono stati elencati cinque punti di particolare importanza per i titolari di mutui.

Tra questi, si fa riferimento alla possibilità di concordare con la propria banca un’allungamento della durata del mutuo, richiedere una revisione delle condizioni contrattuali o effettuare una portabilità/surroga del mutuo ipotecario presso un’altra banca, senza spese o costi aggiuntivi e modificando le relative condizioni contrattuali.

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