Due giorni fa, il capo della strategia energetica di JPMorgan, Christyan Malek, ha detto che, nel contesto del recente crollo dei prezzi del petrolio, guidato tanto dalle posizioni short dei CTA (che oggi sono in vera e propria modalità di panico da short squeeze) quanto dall’amministrazione Biden, il mercato petrolifero stava sottovalutando le possibilità di tagli più profondi all’offerta durante la riunione dell’OPEC+ del 26 novembre di questo mese.
Inoltre FT ha riferito che non solo l’Arabia Saudita è pronta a prolungare i tagli alla produzione petrolifera fino al prossimo anno, ma l’ Opec+ sta valutando ulteriori riduzioni in risposta al calo dei prezzi e alla crescente rabbia per la guerra tra Israele e Hamas.
Perché? Perché anche se l’OPEC+ non è direttamente coinvolta nella guerra di Gaza, di certo non si aspettava un martellamento pesante sul prezzo del petrolio. Se non altro, si aspettava che i prezzi del petrolio salissero sopra i 100 dollari. O come dice il FT, “un ulteriore taglio dell’Opec+ fino a 1 milione di barili al giorno potrebbe essere sul tavolo, ha detto una persona informata, descrivendo il cartello come “galvanizzato” dal conflitto.”
C’è di più: l’Opec+ chiaramente non è felice che gli Stati Uniti siano così apertamente dalla parte di Israele nel conflitto di Gaza. E se il calo del prezzo del petrolio è la causa principale, “i membri sono indignati anche per la guerra di Israele contro Hamas e per la crisi umanitaria a Gaza” riferisce il FT, aggiungendo che “Kuwait, Algeria e Iran sono tra i membri dell’Opec più agitati dal conflitto”.
“Non bisogna sottovalutare il livello di rabbia che c’è e la pressione che i leader del Golfo avvertono da parte delle loro popolazioni che si aspettano una risposta in qualche modo”. Il taglio dell’Opec+ aggiungono dal FT, punterebbe direttamente alle politiche di Biden che ha intenzioni di mantenere il prezzo del petrolio (e del gas) il più basso possibile nelle elezioni del 2024.
Infine il ragionamento che viene fuori da ambienti americani è il seguente se l’Opec+ riesce a far impennare nuovamente i prezzi del petrolio, allora Biden non ha speranze di vincere le elezioni 2024.
Ancora due righe dal FT:
Coloro che sono vicini al pensiero dell’Arabia Saudita sottolineano che non è stata ancora presa alcuna decisione definitiva. Hanno sottolineato che qualsiasi dichiarazione pubblica del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, manterrebbe l’attenzione sul mercato petrolifero, piuttosto che sulla guerra tra Israele e Hamas.
Il principe Abdulaziz ha recentemente criticato gli hedge fund che hanno aumentato le loro scommesse contro il petrolio, in mezzo alle aspettative che il mercato possa registrare un piccolo surplus l’anno prossimo a causa della debolezza dell’economia globale e dell’aumento delle forniture al di fuori dell’Opec.
Altri analisti hanno suggerito che il principe Abdulaziz potrebbe spingere altri paesi ad aumentare i tagli – o a rispettare gli impegni passati di ridurre la produzione – minacciando che l’Arabia Saudita potrebbe tornare alla piena produzione a meno che tali misure non vengano adottate.
Non sono solo i sauditi a volere il petrolio ai massimi livelli possibili: la Russia dipende fortemente dal petrolio per finanziare la sua invasione dell’Ucraina, e negli ultimi mesi ha aumentato le esportazioni via mare. Tuttavia, se ciò significasse aumentare i prezzi del petrolio, anche Putin sarebbe disposto a cercare un taglio netto, anche se breve, della produzione, quanto basta per scatenare il panico energetico mondiale.
Nel frattempo, il programma di riforme economiche del fratellastro del principe Abdulaziz, il principe ereditario Mohammed bin Salman, richiede un prezzo del petrolio vicino ai 100 dollari al barile: il piano spazia dalla costruzione di città ipermoderne all’ospitare la Coppa del mondo di calcio del 2034.