di Francesco Carrino
LA PREMESSA: Lo Stato ha bisogno di soldi nel breve ed è comprensibile il nervosismo della politica, in particolare a ridosso delle elezioni europee (“per comprare un pò di voti” c’è bisogno di fare qualcosa sulle pensioni ad esempio) e di un periodo a rischio di stagnazione/stagflazione nel 2024.
Il punto non è difendere le banche sulla questione tassazione sugli extra-profitti. Chi non vorrebbe tassarle seguendo il mito del “togliere ai ricchi per dare ai poveri”, per chi ancora ci crede ovviamente. Ma il punto che è necessario, e comprendere un concetto semplicissimo: Per un paio di miliardi nelle casse statali si rischia di perderne centinaia. Vorrei sommessamente ricordarvi che se salta una Banca non pagano i banchieri ma i correntisti con i loro depositi. Fatta la premessa, possiamo partire.
La Bce fa notare al Governo italiano che gli aumenti dei tassi in prima battuta incrementano gli utili delle banche ma «con il procedere del ciclo restrittivo, tale effetto positivo sul reddito può essere compensato da minori volumi di prestiti, da maggiori costi di finanziamento, da perdite registrate nel portafoglio titoli e da un aumento degli accantonamenti derivante dal potenziale deterioramento della qualità del portafoglio creditizio». Nell’intero ciclo l’effetto netto «pertanto può essere meno positivo, se non negativo».
La Bce lancia un avvertimento al Governo che evidentemente non ha compreso lo scenario in cui si sono trovate le Banche americane solo 4 mesi fa con il fallimento di alcune di esse. L’aumento dei tassi di interesse e il continuo aumento dei rendimenti obbligazionari sta facendo confluire i depositi di conto corrente verso lidi piu remunerativi per i clienti, creando grossi buchi nei bilanci bancari.
Pertanto il Governo ha ragione quando dice che le banche hanno guadagnato tanto nell’ultimo anno e hanno prodotto grossi utili, ma dato quanto è accaduto negli Usa sulle crisi bancarie, potrebbero non bastare per affrontare le politiche monetarie della BCE per contrastare l’inflazione. Provare per credere..
Questo è il motivo per cui la tassa sugli extraprofitti delle banche è considerata una minaccia per la stabilità finanziaria secondo il parere della presidente Christine Lagarde.
E’ difficile dare ragione alla Lagarde, ma questa volta non possiamo esimerci.
Sotto richiesta del ministero dell’Economia, la Banca Centrale Europea (Bce) ha respinto la proposta di una tassa singola per gli istituti di credito contenuta nel Dl Asset dell’8 agosto. L’Eurotower ritiene che questa tassa possa mettere a rischio il credito per le famiglie e le imprese e rendere più costoso l’attrarre nuovi investimenti.
Inoltre, potrebbe creare divisioni nel sistema finanziario europeo. La Bce ha richiesto al governo un’analisi approfondita e ha sottolineato l’importanza di evitare che le risorse siano utilizzate per il risanamento dei conti pubblici.
«Imporre un’imposta straordinaria al settore bancario potrebbe rendere più complicato per gli enti creditizi accumulare riserve supplementari di capitale, in quanto i loro utili non distribuiti si ridurrebbero, e ciò diminuirebbe la loro capacità di tenuta di fronte a shock economici», è il parere Bce. «Tali imposte straordinarie potrebbero avere effetti economici negativi limitando la capacità degli enti creditizi di erogare credito, contribuendo a condizioni meno favorevoli per i clienti». Infine secondo la Bce «l’aumento dei costi e la riduzione dell’offerta di credito, o i costi più elevati di altri servizi bancari, possono incidere negativamente sulla crescita economica reale».