L’impatto degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce si fa sempre più evidente. Secondo gli ultimi dati forniti dalla sede di Francoforte, la crescita dei prestiti alle imprese nella zona euro ha nuovamente rallentato a luglio, fornendo ulteriori prove che i tassi più elevati stanno comportando una riduzione nell’erogazione di prestiti e nella crescita economica.
La concessione di prestiti alle imprese in Eurolandia è diminuita del 2,2% su base annua a luglio, rispetto al 3% del mese precedente. Allo stesso tempo, la crescita del credito alle famiglie è rallentata all’1,3% dall’1,7% di giugno. Il tasso di crescita annuale del credito totale erogato ai residenti dell’Eurozona è sceso allo 0,1% a luglio di quest’anno, rispetto allo 0,3% del mese precedente.
I dati sui prestiti, così come quelli sull’offerta monetaria, sono importanti indicatori per la Bce, che a settembre dovrà decidere se aumentare o meno il tasso di interesse di riferimento.
L’offerta di moneta M3, un indicatore storico dell’espansione economica futura, si è contratta dello 0,4% a luglio, invertendo la tendenza rispetto alla crescita dello 0,6% di giugno. Questo dato è inferiore alle aspettative di una lettura invariata rispetto al mese precedente. I dati di luglio segnano la prima contrazione dell’offerta monetaria nella zona euro dal 2010.
I dati sui prestiti alle imprese e alle famiglie e la diminuzione dell’offerta monetaria arrivano dopo i dati della scorsa settimana sull’indice PMI di agosto, che hanno evidenziato un aggravamento della flessione dell’attività commerciale nella zona euro, molto più del previsto, con una contrazione generalizzata in tutto il continente.
Nonostante le prospettive di una stagione turistica record, gli indicatori di crescita economica sembrano confermare una contrazione sempre più evidente dell’economia del blocco nel terzo trimestre. Di conseguenza, il dibattito sulle mosse future della Bce si intensifica.
Il dilemma per la banca centrale rimane lo stesso: trovare un equilibrio per evitare una recessione e contemporaneamente lavorare per riportare l’inflazione al 2%.
Il governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha ribadito che Francoforte non ha ancora vinto la battaglia contro l’inflazione e potrebbe quindi essere necessario aumentare nuovamente i tassi di interesse a settembre. Ha sottolineato che non ci sono ancora idee chiare riguardo all’andamento dell’inflazione e che sarà necessario valutare tutti i dati disponibili per valutare i rischi dei prezzi. Holzmann ha aggiunto che, se non ci sono sorprese, è preferibile continuare ad aumentare i tassi senza fare pause, in modo da raggiungere più rapidamente il picco dei tassi e iniziare a tagliarli. Ha anche affermato che per i mercati è più difficile digerire un percorso dei tassi che preveda pause e riprese. In sostanza, secondo il banchiere austriaco la Bce è ancora indietro rispetto alla lotta all’inflazione.