Il governo tedesco richiede maggiore attenzione nei rapporti commerciali con la Cina, poiché siamo a rischio di diventare dipendenti da Pechino, proprio come accaduto in passato con la Russia di Putin.
Si suggerisce inoltre di sottoporre tutti gli esportatori a un controllo governativo per garantire che i prodotti venduti siano ecologicamente sicuri e non minaccino il pianeta.
Nonostante ciò, gli imprenditori tedeschi sembrano per ora ignorare queste raccomandazioni e continueranno a seguire le proprie politiche aziendali, ma questa situazione non è positiva per la Germania.
Gli esperti avevano preconizzato una modesta crescita dello 0,4%, ma in realtà ci sarà un calo dello 0,3%. D’altro canto, l’Italia è prevista in crescita dell’1,1%. È vero che le percentuali si riferiscono a due diversi Pil, quello tedesco e quello italiano, ma ciò non toglie loro importanza.
La ministra degli Esteri Annalena Baerbock, appartenente al partito dei Verdi, ha recentemente pubblicato un documento di 64 pagine per spiegare l’importanza di essere cauti nei rapporti commerciali con la Cina, evidenziando, tra le altre cose, la disattenzione verso i diritti umani e le minacce verso Taiwan. Secondo la ministra, “la politica economica cinese è aggressiva”.
La Ministra si è recata nelle ex regioni della Germania Est, dove il partito dei Verdi è storicamente poco amato, per spiegare le sue posizioni, ma è stata accolta con fischi.
Sebbene i tedeschi orientali possano sembrare egoisti, essi sembrano preferire la stabilità lavorativa piuttosto che la salvaguardia del pianeta.
Successivamente, la Signora Annalena si è recata a Bruxelles, dove è stata calorosamente acclamata. L’ultima tappa del viaggio della ministra è stato a Wörth, al confine con la Francia, dove ha incontrato la sua omologa francese Catherine Colonna.
A prima vista, le due signore sembravano essere completamente in sintonia, ma alla fine Madame Catherine, 67 anni, ha rivolto queste parole ad Annalena, 44 anni:
“Condivido le tue preoccupazioni, tuttavia l’Europa non deve limitarsi a controllare le relazioni con la Cina, ma deve anche cercare di essere indipendente da paesi democratici”.
Sebbene non l’abbia esplicitamente detto, il Ministro degli Esteri francese si riferiva agli Stati Uniti.
Recentemente, il Presidente Macron ha posto il veto alla nomina dell’economista americana Fiona Scott Morton come Direttore Generale per la Concorrenza dell’Unione Europea, vale a dire come responsabile dell’antitrust.
Insomma, pare che oltralpe ci sia un po’ di diffidenza nei confronti di Washington.
Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione, e Annalena considerano Fiona come la migliore al mondo nel suo campo, ma è giusto affidare questo controllo a una statunitense?
“Non dobbiamo sottometterci agli Stati Uniti“, avverte Macron.
Il Ministro dell’Economia tedesco, il Verde Robert Habeck, è sotto pesante attacco perché i suoi sforzi sembrano trascurare l’industria tedesca. In Germania il suo atteggiamento è sembrato troppo leggero e inconcludente dopo l’abbandono del gas russo.
La Germania ha una carenza di manodopera specializzata, sono necessari almeno 400.000 immigrati all’anno, ma quelli che arrivano non sono idonei al lavoro.
Habeck si è recato in India per invitare i giovani a venire in Germania, ma successivamente ha criticato coloro che ancora mantengono legami con Mosca, suscitando irritazione presso il governo indiano.
“Non proprio un comportamento diplomatico da parte di chi chiede collaborazione“, ha commentato persino il canale pubblico Zdf.
Al suo ritorno Habeck ha presentato un documento di grande importanza: le esportazioni, per preservare il clima, dovranno attenersi a criteri rigorosi.
Inoltre, gli imprenditori saranno obbligati a ottenere l’autorizzazione del governo prima di stipulare qualsiasi contratto. Il documento è stato redatto in maniera estremamente dettagliata, presentando nuove regole complesse.
La federazione degli industriali, simile alla nostra Confindustria, nota come Bdi, non ha ancora reagito a tali novità.
È da tenere presente che la Volkswagen vende il 40% delle sue automobili in Cina, soprattutto modelli a benzina, e ha annunciato che una significativa quota dei prossimi 180 miliardi di investimenti previsti nei prossimi cinque anni sarà destinata proprio a tale paese.
Oliver Blume, il capo della casa automobilistica di Wolfsburg, ha ammesso che senza il mercato cinese, si potrebbe rischiare il fallimento.
La Cina, infatti, non rappresenta solo un rivale, ma anche un importante partner per la Germania.
Il presidente del Bdi, Siefried Russwurm, ha dichiarato: “La Cina rappresenta il secondo mercato più grande al mondo, pertanto la Germania ha un grande interesse a sviluppare rapporti commerciali con questo paese“.
Gli imprenditori, tuttavia, sono consapevoli che in Cina vengono spesso ignorati i diritti dei lavoratori e umani, pertanto si mostrano cauti, ma non intendono rinunciare ai loro legami con tale paese.
È importante sottolineare che ben tre milioni di posti di lavoro in Germania dipendono dall’economia cinese. Insomma, nonostante tutto alla Germania serve la Cina…