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Economia austriaca vs. CBDC, ESG, UBI e altri nuovi espedienti socioeconomici

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La scuola austriaca – per il carattere logico e deduttivo delle sue teorie e per la loro realistica applicabilità all’economia reale – è l’unica tradizione economica che aspira consapevolmente alla scoperta di verità eterne e universalmente riconosciute che governano la sfera dell’azione umana. Non dovrebbe quindi sorprendere che il suo apparato analitico sia naturalmente adatto alla valutazione di tutti i recenti fenomeni socioeconomici.

Scritto da Jakub Bożydar Wiśniewski tramite il Mises Institute

Ad esempio, nell’ambito della sua posizione sull’essenza logica dei mezzi di scambio sani, la scuola austriaca lancia seri segnali di allarme riguardo al famigerato concetto di CBDC (valute digitali delle banche centrali). Più specificamente, si sottolinea che la CBDC non è altro che denaro fiat sotto steroidi, che consente una ridistribuzione senza precedenti del potere d’acquisto monetario in direzione di gruppi di interesse specifici, nonché una monetizzazione immediata del debito pubblico. Peggio ancora, la creazione di una piattaforma CBDC globale rappresenterebbe un passo importante nella direzione dell’eliminazione della concorrenza valutaria che, come suggeriscono gli austriaci, è la migliore tra le imperfette riserve antinflazionistiche in un mondo privo del denaro scelto dal mercato.

Un’implementazione efficace dei CBCD infetterebbe letalmente la linfa vitale dell’economia globale, causando cicli economici rovinosi senza precedenti, calcoli monetari infinitamente distorti e, infine, una disintegrazione mondiale dello scambio indiretto. Niente dovrebbe essere meno sorprendente, soprattutto per gli austriaci, poiché la situazione sopra riportata sarebbe l’esatto opposto della stabilità monetaria e della prevedibilità garantite dal gold standard classico.

Allo stesso modo, alla luce delle sue considerazioni sul ruolo cruciale del calcolo economico nel processo di allocazione razionale delle risorse, gli austriaci sono naturalmente diffidenti nei confronti degli “standard ESG”. Questo perché questi standard, pur sfoggiando il costume di “buone pratiche commerciali”, sono un fattore importante che sconvolge i calcoli aziendali con ostacoli arbitrari e ideologicamente creati dall’oligarchia burocratico-aziendale globale. In quanto tali, lungi dall’essere una forma di autentico capitale sociale che costruisce la fiducia da parte delle persone, sono una potente fonte di confusione ideologica e burocratica che ostacola il processo di generazione di ricchezza reale da parte delle aziende socialmente più pro-attive.

Tuttavia, l’ubiquità di tali standard arbitrari di pseudo-mercato può far precipitare l’economia in un abisso di incertezza giuridica, soprattutto se alcuni regimi politici decidono di applicarli come parte della loro agenda di “sviluppo sostenibile”. Ed è proprio in tali scenari, come sottolinea più volte la scuola austriaca, che la capacità imprenditoriale di pianificare a lungo termine risulta particolarmente ostacolata.

Infine, il cosiddetto UBI (“reddito di base universale”) è facilmente identificato dagli austriaci come la forma più completa e audace della “grande finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere a spese di tutti” di Frederic Bastiat – vale a dire, l’incarnazione definitiva del parassitismo universale. Più specificamente, data la loro solida riflessione sulla logica dell’azione umana e sulla conseguente struttura di incentivi, gli austriaci si rendono perfettamente conto che l’introduzione su larga scala del reddito di base si tradurrebbe in un consumo immediato di capitale e catapulterebbe l’economia globale almeno allo stadio preindustriale.

In altre parole, la scuola austriaca è nella posizione unica per sottolineare che l’UBI-ismo sarebbe una forma di comunismo singolarmente distruttiva, dal momento che il comunismo classico in stile sovietico, anche se estremamente dispendioso, era almeno impegnato nella diligenza piuttosto che nell’ozio. Pertanto, ha inconsapevolmente alimentato lo spirito di dedizione che, combinato con lo spirito di sfida, ha portato al suo crollo finale. Tuttavia, nulla di simile si può dire dell’UBIismo, che elimina lo spirito di sfida promuovendo l’impotenza e l’indolenza universale.

Alla luce di quanto precede risulta evidente che la convergenza di tutti i fenomeni sopra menzionati sarebbe particolarmente idonea a segnare il destino dell’economia mondiale. Nello specifico, ciò che intendo qui è una situazione in cui l’UBI verrebbe pagato in CBDC a coloro che si qualificano in virtù della loro totale accettazione dell’agenda ESG. O, per dirla in modo un po’ diverso, una situazione in cui il parassitismo universale converge verso un totalitarismo monetario completamente privo di contanti e con la completa sottomissione a capricci ideologici artificiosi.

Inutile dire che uno scenario del genere sarebbe assolutamente disfunzionale su così tanti livelli e sotto così tanti aspetti da far precipitare in brevissimo tempo nel caos economico e sociale totale. Tuttavia, anche se possiamo giustamente considerarlo una contingenza altamente irrealistica o addirittura del tutto assurda, potremmo allo stesso tempo trattarlo come un ipotetico anti-ideale contro il quale tutte le forze di resistenza immaginabili – concettuali e pratiche, accademiche e imprenditoriali, individuali e collettivi – dovrebbero essere mobilitati in modo pro-attivo. E quando si tratta di coordinare tali forze di resistenza e di fungere da loro guida intellettuale a prova di errore, non esiste candidato migliore dell’edificio accademico della scuola austriaca.

Scritto da Jakub Bożydar Wiśniewski tramite il Mises Institute

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