Il mondo si prepara all’arrivo di un catasto globale: G20 e Ocse insieme per garantire la trasparenza fiscale nel settore immobiliare.
Nel febbraio 2023, il G20 ha richiesto all’Ocse uno studio approfondito sul miglioramento della trasparenza nella proprietà immobiliare internazionale.
Durante l’incontro tenuto in India il 17 e 18 luglio, l’Organizzazione con sede a Parigi ha presentato un report che offre due soluzioni a lungo termine.
Una delle alternative proposte è un modello innovativo che prevede un accesso diretto ai dati, simile al registro dei titolari effettivi utilizzato per la prevenzione del riciclaggio, attraverso l’interconnessione di registri catastali digitalizzati, resi disponibili in tempo reale alle autorità competenti.
Questo permetterebbe di creare un catasto mondiale. L’altra alternativa suggerisce di adottare un approccio più tradizionale basato sullo scambio di informazioni del Common Reporting Standard (Crs), analogo al sistema utilizzato per i dati finanziari.
Sotto la guida di G20 e Ocse, il mondo si muove verso una maggior controllo fiscale nel settore immobiliare, attraverso l’implementazione di strumenti innovativi o il consolidamento di approcci tradizionali già esistenti.
Questa iniziativa internazionale, per i promotori, si prefigge di creare un ambiente globale più equo e responsabile per quanto riguarda la detenzione, l’acquisto e la vendita di proprietà immobiliari.
Alimentata dal desiderio di ridurre l’evasione fiscale e combattere il riciclaggio di denaro, questa proposta rappresenta un importante passo avanti verso un controllo totale e completo della poprietà privata. L’obiettivo dicono essere una migliore governance internazionale, più trasparente e di fiducia.
L’obiettivo finale di tale catasto mondiale è quello di garantire che le informazioni relative alla proprietà immobiliare siano facilmente accessibili e condivise tra le autorità competenti.
Questo consentirà un migliore monitoraggio e controllo degli attivi immobiliari internazionali a 360°.
L’iniziativa di G20 e Ocse rappresenta un passo audace verso una maggiore collaborazione internazionale nel campo della trasparenza fiscale. È importante ricordare che all’interno dell’UE è già attivo lo scambio di informazioni sugli immobili grazie alla Direttiva sulla cooperazione amministrativa.
Tuttavia, il problema dell’evasione fiscale legata alle transazioni immobiliari si estende anche al di fuori dell’Europa, come evidenziato dalla Lista Dubai che ha rivelato la presenza di 2.407 cittadini italiani con 3.700 immobili nell’Emirato, per un valore complessivo di 1,07 miliardi di euro. L’Agenzia delle entrate ha avviato degli accertamenti su questi casi (fonte: ItaliaOggi, 04/05/2022).
L’Ocse afferma nel proprio rapporto che diversi studi evidenziano un aumento delle transazioni immobiliari transfrontaliere.
Tuttavia, le autorità fiscali spesso non hanno una visione completa degli aspetti fiscali rilevanti legati alle proprietà immobiliari dei loro residenti all’estero, aumentando così i rischi di evasione fiscale.
Inoltre, il settore immobiliare è stato identificato come un’area di rischio dal Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI).
I progressi compiuti per migliorare la trasparenza fiscale sulle attività finanziarie detenute all’estero sembrano aver spinto gli investimenti nel settore immobiliare. Nonostante manchino statistiche esaustive sulla proprietà immobiliare transfrontaliera, vari studi hanno analizzato determinate giurisdizioni e centri finanziari.
L’aumento significativo delle transazioni immobiliari transfrontaliere nell’ultimo decennio è parzialmente attribuibile al passaggio delle attività finanziarie verso il settore immobiliare a seguito dell’introduzione del Common Reporting Standard (CRS).
Questo suggerisce che gli investimenti immobiliari potrebbero essere utilizzati per eludere i controlli previsti dal CRS.
L’obiettivo non è solo quello di tassare correttamente le proprietà immobiliari all’estero, ma di individuare fonti di reddito non dichiarate che sono state utilizzate per acquisire immobili.
Oltre ad agevolare il rispetto degli obblighi fiscali nel paese di residenza, una maggiore visibilità sulle proprietà immobiliari transfrontaliere potrebbe aiutare le amministrazioni fiscali a verificare se i fondi utilizzati per l’acquisto dei beni immobili siano stati dichiarati (e tassati) correttamente inizialmente.
Un’indagine recente presso le amministrazioni fiscali di 18 Stati membri dell’UE ha evidenziato elementi comuni nei casi di frode fiscale immobiliare, compresi l’uso di strutture proprietarie complesse per nascondere il vero proprietario dell’immobile e una mancanza di coerenza tra il reddito/patrimonio dichiarato dall’acquirente e il valore dell’immobile.
È quindi necessario adottare misure più efficaci per contrastare l’evasione fiscale nel settore immobiliare transfrontaliero, favorendo la cooperazione internazionale e l’implementazione di strumenti di scambio di informazioni. In tal modo, sarà possibile garantire una maggiore conformità fiscale, prevenire il riciclaggio di denaro e tutelare l’integrità del sistema finanziario internazionale.